Se proviamo ancora rabbia, paura e colpa potremmo avanzare l’ipotesi che stiamo vivendo qualche allucinazione. Nessun problema, siamo in tanti! In questo articolo darò speciale attenzione alla rabbia, che è uno dei sintomi che più ricorda la nostra origine primitiva. Arrabbiarsi con le situazioni o con le persone, significa subire la chimica prodotta da un istinto primordiale: difesa + attacco = sopravvivenza.
Non prendere la battuta sul serio, ma il veleno della combinazione ormonale contenuto nella rabbia è in grado di provocare tante malattie quanto altre tossine dannose. La questione ormonale è studiata da tempo e ci saranno sicuramente altre conferme in futuro. La rabbia può anche essere comparata allo stato di cecità. Quando veniamo coinvolti da ricordi che provocano rabbia, per esempio, è come se entrassimo in un’allucinazione personale o emozionale che genera una specie di cecità.
Dopo un attacco di rabbia, la persona si trova in uno stato di vuoto particolare che indica la nascita di una nuova ferita, questa volta provocata dalla colpa. L’ego entra in scena per cercare scuse e ragioni che giustifichino parole, pensieri ed azioni. Quando si entra in questo processo chimico non si è in grado di vedere chiara la situazione.
Il corpo umano è stato intelligentemente progettato a recepire la possibilità di scatenare la combinazione ormonale che risulta nella rabbia, per difendersi. Diciamo che è una componente di fabbrica preistorica. Non ci sono stati errori nella progettazione umana e la rabbia è un’energia che deve servire a generare forza. La forza provocata dalla rabbia può diventare determinazione e volontà, quando trasformata intenzionalmente.
Mi piace paragonare il senso di rabbia ad un forte vento, che può essere pericoloso e distruggere tutto ciò che incontra nel suo passaggio, ma che serve anche ad alzare le vele di una barca o per produrre energia.
Tutti noi abbiamo già visto nei film persone fragili e insicure che, in preda ad un attacco di rabbia, riescono a reagire ed invertire una situazione a loro favore. Non voglio affermare che ci serve provare rabbia, ma, se la proviamo ancora e non la trasformiamo in qualcos'altro, diventiamo ciechi.
Il deterioramento della rabbia non guarita può svilupparsi in rancore e prolungarsi per molti anni e diventare una memoria. Può generare eventi plasmati ad essa, quadri ripetitivi e malattie per essere tramandata ai discendenti, come ci spiega l’epigenetica.
Tutto il sistema interno di comunicazione delle persone viene compromesso quando gli ormoni della rabbia prendono il sopravvento: le parole infuriate, ad esempio, coinvolgono gli ambienti modificando il campo energetico. La sensazione sgradevole ed il pesante effetto di un rancore trattenuto (rabbia vecchia), può originare uno stato confusionale relativo a ciò che è veramente successo in passato provocando alterazioni della realtà. A questo punto, è facile rientrare nel ruolo della vittima, che ha creato le vittime della sua rabbia.
Per aggirare la rabbia ed i suoi effetti di colpa e vittimismo, o per iniziare a conoscerla meglio, è importante non negarla. Quando ripetiamo mentalmente: “in questo momento provo rabbia”, stiamo identificandola con la mente e le parole, nel presente. A questo punto, la rabbia non è più padrona della situazione, ma è stata scoperta dal suo nascondiglio.
Possiamo utilizzare la forza prodotta dalla rabbia in modo intelligente, per esempio attraverso lo sport, la musica, l’arte o qualche altra attività creativa. Smaltire questo combustibile è un modo intelligente per renderlo utile a tutti.
Lavorando su di noi possiamo arrivare ad una grande decisione: scegliere di essere gestiti o essere i gestori della nostra storia. La rabbia, che non esiste solo a livello personale, ma anche collettivo, regionale, etnico e culturale può essere usata per manipolare interessi. Volete fare un esperimento? Guardando il telegiornale è inevitabile non provare rabbia, paura o colpa… comunicate strategicamente per questa fine. Le gigantesche bolle di rabbia e paura collettiva alimentano se stesse e imprigionano le menti. E’ quasi inevitabile non sottostare a questa bolla di pensiero primitivo, ma già che ci siamo… perché non trasformarla?
Per approfondire questo argomento ho creato il Percorso Inverso; sette fascicoli guidano all’apertura mentale in modo graduale, partendo da una visione genealogica fino ad arrivare alla visione interdimensionale dell’essere umano.
Ognuno può smaltire come vuole il proprio combustibile emozionale!